1
Scaldate il forno a 175°C.
Versate i primi quattro ingredienti – burro, cioccolato fondente, latte e caffè della moka in una casseruola e fate scaldare a fiamma bassa mescolando spesso per far sciogliere e amalgamare bene gli ingredienti. Potrete anche sciogliere tutto al microonde, con scatti da 30 secondi per volta, mescolando a ogni intervallo.
2
Quando il composto sarà ben omogeneo e caldo, inserite lo zucchero e mescolate per scioglierlo all’interno del composto. Lasciatelo intiepidire qualche istante. Nel frattempo, setacciate le due farine con il cacao, il sale e il lievito per dolci e tenete da parte.
3
Inserite nel composto ormai tiepido un uovo alla volta, mescolate bene con la frusta a mano, poi aggiungete un po’ per volta i secchi setacciati e mescolate con la frusta facendo attenzione che non rimangano grumi.
4
Versate l’impasto nello stampo foderato di carta forno sul fondo e sul bordo e cuocete circa 35 minuti, comunque regolatevi effettuando la prova stecchino e aumentando di qualche minuto la cottura se l’interno risultasse ancora liquido. Sfornare e far freddare completamente prima di sformare, poi adagiarla a testa in giù su un tagliere, con un piatto poggiato sopra, in modo che la calotta si livelli appiattendosi.
5
Inserite in planetaria tutti gli ingredienti per la farcitura, ovvero panna, mascarpone, zucchero a velo e vaniglia: lavorate con il gancio a frusta – oppure montate con le fruste elettriche – a velocità media, finché otterrete una crema densa, corposa e stabile: ci vorranno pochi minuti. Lasciatela in frigorifero a freddare bene finché la torta non sarà fredda e pronta per essere assemblata.
6
Dividete in due metà la base al cacao, inserite la farcitura in una tasca da pasticcere con bocchetta a stella e create sulla base dei riccioli di crema che alternerete ai lamponi freschi. Ricoprite con la calotta della torta e decorate la superficie nello stesso modo.
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Interno sera, un tramonto invernale che scolora dietro le sagome nere dei palazzi, della cupola del Duomo che si intuisce all’orizzonte di una Firenze infreddolita.
Sto pensando a una strana richiesta ricevuta da un’azienda che fa cioccolato, la @zaini.1913
Chiedono una storia che mi riguardi, molto da vicino preferibilmente, e che possa poi trasformare in una ricetta.
Dopo qualche istante mi sembra di sentire la mia voce che, ogni anno uguale, chiede:
“Che torta vuoi per il tuo compleanno?”
Ogni volta ci provo con proposte diverse e spero che la sua risposta possa sorprendermi, ma immancabile quella parola torna a ribadire che non ci sono opzioni alternative: basta che sia al CIOCCOLATO.
Il suo comfort food per eccellenza, il simbolo di lusso e abbondanza trascinatosi lungo un’infanzia di sacrifici e privazioni.
Come in agosto con le stelle cadenti, se deve chiudere gli occhi ed esprimere un desiderio – alimentare – questo ha il profumo del cioccolato, la lucentezza del burro di cacao, le note intense e avvolgenti che ricordano il caffè, il suono
croccante di un coltello che trita quella tavoletta di pura goduria.
Non c’è compleanno che festeggia senza di lui – il cioccolato intendo – ed è per questo che io, che son più brava a preparare un dolce piuttosto che a dimostrare l’amore, che mostro il fianco raramente ma torno bambina nelle pareti di casa nostra, ho inventato lei – la TORTA MOR MIU.
Cento di queste torte, cento di questi compleanni. Insieme.
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